Libellus de electione facienda et eius processibus ordinandis
| Libellus de electione facienda et eius processibus ordinandis |
| Ordo iudiciarius |
Composito. Membr., ff. II, 42 (pp. 84), II'; 382 × 265.
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I. pp. 1-40 Guillaume de Mandagot Libellus de electione facienda et eius processibus ordinandis (prima metà sec. XIV), inc. Venerabili viro discretione scientia et moribus multipliciter radianti magistro (prol.), Quia dum electiones iminent faciende nequid (testo), Venerabili viro etc. Cum illius non sim auctoritatis quod meis (glossa) (con glossa inquadrante; tavola dei capitoli alle pp. 39-40; cfr. In principio).
1-28, 34; inizio fascicolo lato carne; 378 × 268 = 13 [19 (11) 208 (12) 75] 40 × 6 [28 (12) 60 (11) 60 (10) 52] 29 (p. 10)*; rr. 42 / ll. 41 (testo); rr. 82 / ll. 81 variabili (glossa); rigatura mista a secco e a colore; misure dello specchio di scrittura variabili in relazione al rapporto disomogeneo tra testo e glossa. Iniziali maggiori filigranate rifesse, iniziali filigranate e segni di paragrafo in rosso e blu; titoli e sottolineature in rosso.
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II. pp. 41-84 Egidio Foscari Ordo iudiciarius (prima metà sec. XIV)
110, 212; tracce di richiami; segnatura a registro; inizio fascicolo lato carne; 382 × 265 (p. 73) = 28 [295] 59 × 20 [94 (14) 94] 43; rr. 65 / ll. 64; rigatura a secco. Note marginali coeve; segni di attenzione (anche maniculae). Iniziale filigranata rifessa in rosso e blu (p. 41); iniziali semplici, titoli, segni di paragrafo e ritocchi delle maiuscole in rosso. Alla p. 84 indice del contenuto di altra mano del sec. XIV.
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Legatura antica in piena pelle su assi, xx mm.; rimangono tuttavia solo i frammenti della coperta di pelle. Dorso in pelle rifatto in epoca moderna; tracce delle contrograffe, carte di guardia moderne. Sulla controguardia anteriore, prove di penna di mano della prima metà del XIV sec. e schizzi; segnatura Gentilotti: nr. 17; a stampa su cartellino: 169; precedente segnatura della Biblioteca comunale del XIX sec.: II 20 b 7. Sulla controguardia posteriore, altre prove di penna di mano della prima metà del sec. XIV.
Il codice appartenne alla biblioteca vescovile, dove rimase fino al 1809. Fu quindi portato nel Seminario di Trento e, in seguito, passò alla Biblioteca comunale (cfr. Manoscritti medievali 2006 , scheda 12).